Il primo Palazzo Pretorio, sede dei Nobilhomeni che governarono l’isola di Murano, fu costruito probabilmente nel 1364 (e non nel 1334 come erroneamente segnalato da Vincenzo Zanetti nella sua Guida), sotto il podestà Nicolò Minio. Ce lo attestava una lapide il cui testo venne trascritto da Silvestro Zuffi nel suo Lettera di Filonomo Gerapolitano... (vedi Bibliografia), a pag 6. “MCCCLXIIII. Adì XX Lujo fu fatto questo lavoriè [sic] in tempo del nobele e Savio Homo Ms. Nicholò Minio, e in dito ano adì IX. Mazo fu aquistà l’isola di Candia”.
L’isola, che si era ribellata a Venezia, venne in realtà riconquistata in aprile e la notizia arrivò a Venezia a giugno (vedi Giovanni Distefano, Atlante Storico di Venezia in Bibliografia).

Comunque, la lapide sembra attribuire un anno alla costruzione del primo Palazzo del Podestà: 1364, anno in cui reggeva il governo isolano proprio Nicolò Minio.  Riccardo Vianello nella sua Murano (vedi Bibliografia), a pag.84, traccia una sommaria descrizione del primo Palazzo Pretorio: “...di stile archiacuto; il prospetto presentava due logge, l’una l’inferiore, con le arcate a livello della strada, l’altra, la superiore, dalla quale durante le ore di notte pendeva un fanale (zesendele) acceso...”. Nel salone del Palazzo, il 17 febbraio del 1548, durante un sontuoso ricevimento in maschera offerto dal Podestà Marco Venier venne pugnalato a morte Antonio Castriotto, Duca della Ferrandina, a causa di motivi ancor oggi non del tutto chiari: per errore o per gelosia a causa di alcune sue avances verso la nobildonna Modesta Venier.

L’edificio venne distrutto da un incendio (nel 1555 secondo lo Zanetti, nel 1558 secondo Riccardo Vianello), e riedificato sullo stesso luogo e più vasto nel 1595, a fianco del campanile di San Donato che, con le sue campane Granda Mezana e Picola, era la voce civile e religiosa della Comunità. Il Palazzo occupava l’area dove attualmente sorge il Monumento ai Caduti, superandola.


Sopra, la planimetria della Piazza e sotto, la ricostruzione grafica dell’edificio (A) che trae ispirazione da un’incisione settecentesca del Coronelli. A fianco del Palazzo, di fronte al Campanile (B), sopra un basamento, era situata la cinquecentesca Statua della Giustizia di Pietro da Salò (C), allievo del Sansovino, descritta tra gli altri dal Vasari nel suo Le Vite dei più eccellenti pittori... (vedi Bibliografia):  “...Fece [Pietro da Salò] ancora la statua d'una Iustizia che ha bella attitudine e buon disegno, posta sopra una colonna nella piazza di Murano...”. L'opera è ricostruita completamente in forma congetturale.

Vincenzo Zanetti nella sua Guida cita erroneamente come autore di quest’opera un non meglio identificato Jacopo da Salò. La statua della Giustizia fu abbattuta probabilmente prima del 18 giugno 1797, quando venne eretto l’albero della libertà magnificato dal cittadino Francesco dott. Aglietti. 


Testo, fotografie ed illustrazioni di Marco Toso Borella

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